Promo Video “Gaza is Alive”

Promo Video “Gaza is Alive”

Prendete un pezzo di terra lungo 40 km e largo all’incirca 5.

Chiamatelo Gaza. Poi riempitelo con un due milioni di abitanti. Due milioni di profughi.

Dopodichè circondatelo con il mare a ovest, l’Egitto a sud, Israele a nord e a est e chiamatela “la Terra dei Terroristi”.

Poi dichiarate guerra e invadetela con 232 carri armati, 687 blindati, 43 postazioni di decollo per jet da combattimento, 105 elicotteri armati, 221 unità di artiglieria terrestre, 346 mortai, decine di navi da guerra, droni e satelliti spia, 64 informatori, 12 spie infiltrate, 8000 truppe.


Distruggete 20.000 case, 21 ospedali, 167 scuole, 108 moschee, 70 barche da pesca, 18 enti di beneficenza, 5 università, 5 grattacieli e 8 impianti per il trattamento dell’acqua e dei rifiuti.


Sganciate in un solo mese 20.000 tonnellate di esplosivo al fosforo bianco e qualche anno dopo ripetete l’operazione con l’uranio impoverito.
Uccidete 8714 persone, di cui circa 3000 bambini e feritene 3 volte tanto.
Piazzate dei cecchini a sparare su dei civili che manifestano lungo quel confine che è il limite alla loro libertà, al loro diritto di esistere. Lasciate che sparino a dei civili che reclamano il diritto al ritorno ai villaggi dei loro padri.
E ora chiamate tutto questo “Israele che si difende”.

Circondate quella striscia di terra con un muro ed impedite alla gente di muoversi liberamente. Togliete la corrente elettrica per 18 ore al giorno, inquinate l’acqua ed il suolo, impedendo anche di coltivare il terreno ed allevare animali, create una catastrofe ecologica e sanitaria, rendete inaccessibili le cure mediche più basilari, centellinate gli approvvigionamenti, bloccate lo sviluppo economico, togliete il lavoro e la possibilità di sognare e costruire un futuro, create una generazione di tossicodipendenti.


Ancora: sorvolate costantemente con i droni, terrorizzate i bambini e poi ogni tanto bombardate di nuovo. La notte. Non prevedete vie di fuga: lasciate che le persone si sentano come in una trappola per topi. Sotto le bombe…

Lasciate governare questo lembo di terra a degli estremisti religiosi che seminano il terrore.
…E poi chiamate tutto questo come volete!
“È vero, siamo sul mare, ma è come se fossimo in prigione. Puoi venire qui da ogni parte del mondo, ma non puoi lasciare questo posto”.


Siamo a Gaza, e questa è la realta. 42 Km di costa con un porto al quale le barche non attraccano più: “la più grande prigione a cielo aperto del mondo” “una Guernica fuoriuscita dalla tela per trasfigurarsi nella realtà”
De Andrè diceva che “dal letame nascono i fiori” e infatti questa è una storia un po’ diversa dalle storie delle testate giornalistiche. È una storia di speranza, di avventura e di umanità…nonostante tutto.

È la storia di una nuova generazione.

MoodMagazine

MoodMagazine

Nasce a Padova un progetto di intervento psicosociale attraverso l’Hip Hop nella Striscia di Gaza, i cui destinatari principali sono i bambini ed i ragazzi che soffrono a causa dello stress derivante dalla guerra e dall’occupazione militare. Si tratta di Gaza is Alive, un’idea che nasce dalla volontà di alcuni giovani cooperanti internazionali supportati da numerose associazioni, con il decisivo apporto della più importante ONG che si occupa dei bambini a Gaza. Tra gli ideatori del progetto un gruppo di padovani di Ya Basta! Êdî Bese!, associazione che riunisce numerose realtà nel nordest e che si occupa “di sostenere le comunità resistenti sparse in giro per il mondo”.
Insieme alle associazioni Grafite HB e Another Scratch in the Wall, che si occupano rispettivamente di Arte Pubblica e di divulgazione giornalistica sul tema dell’Arte Urbana,  anche la tedesca Musicon e.V.
Grazie al legame con la crew “Camp Breakers” di Nusseirat, che già dal 2003 supporta attraverso l’insegnamento della danza Hip Hop questi bambini si sta costruendo un progetto in cui sono coinvolti psicologi, artisti ed insegnanti palestinesi ed europei.
Il 30 e 31 Marzo il CSO Pedro ospiterà un evento di due giorni proprio per supportare il Progetto, con uno dei massimi esponenti della musica rap della scena italiana: Dj Gruff,  tra i padri fondatori del genere in italia e artista da sempre impegnato per la causa palestinese che si esibirà il sabato sera. Sarà una Jam di Hip Hop senza precedenti, che porterà in città musica, street art, danza, ballo e live performance. Tanti gli artisti che hanno dato la loro adesione da varie parti della penisola. Sul palco  Dj Gruff porterà dei ballerini, tra cui Ahmed: giovane palestinese di Gaza e fondatore dei Camps Breakers.
Ad accompagnare i volontari e gli artisti ad Agosto, quando lo staff si recherà nei campi profughi di Gaza per una serie di workshop con la Camps Breakers Crew,  ci sono due importanti partner:
La  ONG internazionale PCRF,  che si occupa di volontariato per fini di solidarietà internazionale volte a sostenere l’accesso gratuito alle cure, il diritto alla salute ed il benessere dei minori del Medio Oriente, con particolare riferimento ai bambini palestinesi e l’Università degli Studi di Milano “La Bicocca”.

Mail istituzionale: info@gazaisalive.info
Sito internet: https://www.gazaisalive.info

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/gazaisalive2019
Sostieni il progetto su Produzioni dal Basso: https://www.produzionidalbasso.com/project/gaza-is-alive-2019-hip-hop-senza-frontiere/

Tratto da MoodMagazine

Ya Basta! Êdî bese!

Ya Basta! Êdî bese!

Gaza Is Alive – Hip Hop Senza Frontiere, Verso La Carovana In Palestina

“Che ne dite di una nuova destinazione quest’anno?”

Era questo lo slogan di apertura del video-reportage dell’azione di “Guerrilla-art” di Banksy nella Striscia di Gaza, a pochi mesi dalla fine dell’operazione militare “Margine protettivo”, condotta dall’esercito Israeliano e che ha lasciato enormi ferite alla popolazione civile.

Salvo qualche rara eccezione, negli ultimi 12 anni l’attenzione nei confronti di quel popolo costretto a vivere in quella che è stata da molti definita come “la più grande prigione a cielo aperto del mondo”, è inesorabilmente calata, o peggio, le violazioni dei diritti umani, vengono spesso derubricate dalla stampa nostrana a “violenze” o “disordini”. Fortunatamente, grazie anche all’impegno di alcune persone straordinarie, i riflettori non sono mai calati del tutto sulle tremende condizioni di vita alle quali sono costrette migliaia di uomini, donne e bambini.

Così abbiamo deciso di prendere sul serio l’invito provocatorio di Banksy e quest’estate andremo a Gaza!

Un po’ alla volta, grazie alla collaborazione tra diverse figure, abbiamo immaginato una carovana e costruito un progetto: sostenere la salute psico-sociale di chi è costretto a fare i conti quotidianamente con le conseguenze delle atrocità che gli sono state inflitte, attraverso una metodologia che esce dai canoni tradizionali; ovvero utilizzando le discipline artistiche legate alla cultura Hip Hop. Proprio questa cultura, che nasce come forma di espressione creativa ed alternativa alla violenza nelle comunità del Bronx degli anni 70, e che in quel contesto rese possibile l’emancipazione sociale e culturale di soggetti altrimenti destinati a vivere in contesti di marginalità, ha prodotto gli stessi riscontri positivi anche quando è stata esportata in altre situazioni di forte disagio sociale, divenendo oggetto di studio da parte degli psicologi di tutto il mondo.

Nella Striscia di Gaza, e più precisamente nel campo profughi di Nusseirat, esiste una crew di ballerini di break-dance palestinesi che tenta di alleviare le ferite legate al disturbo post-traumatico da stress nei bambini e nei giovani. Si chiamano “Camps Breakers”, e da 15 anni, attraverso l’Hip Hop, cercano di trasmettere alla popolazione palestinese quel senso di libertà soffocato dalla segregazione con la quale è costretto a fare i conti tutti i giorni.

Dieci anni fa hanno inoltre fondato una scuola, dove insegnano le discipline artistiche legate all’Hip Hop, che in questo momento necessita di fondi per sostenere i costi relativi all’affitto dei locali, la strumentazione, i corsi di danza, scrittura, musica e rap.

Ascoltando le esigenze di questi ragazzi, abbiamo dato vita ad un team multidisciplinare composto da psicologi e artisti che coopereranno nella realizzazione di una serie di workshop volti ad implementare le competenze tecniche specifiche degli insegnanti che già operano in loco e li metteranno in rete con gli psicologi gazawi.

Per consentire la realizzazione ed il mantenimento di tale progetto, è prevista una copertura economica che possa rendere gratuiti i corsi per i ragazzi e, al contempo, che garantisca agli insegnanti una retribuzione dignitosa.

Ci teniamo a sottolineare che questo progetto parte dal basso, da una relazione reale con i ragazzi che vivono la necessità di affrontare in questo modo il quotidiano e prendiamo le distanze da ogni logica paternalistica, mirando a costruire insieme ai beneficiari gli strumenti utili per raggiungere l’autodeterminazione.

La carovana, promossa da Associazione Ya Basta! Êdî Bese, Grafite HB, Another Scratch in the Wall e  la tedesca Musicon e.V., si chiamerà “Gaza is Alive”, riprendendo il nome del progetto che, nel 2015, portò in Europa 5 giovani ballerini della Camps Breakers crew.

Invitiamo tutti e tutte a contribuire alla realizzazione di questo progetto, attraverso la piattaforma di crowdfunding su ProduzionidalBasso, con bonifico bancario e partecipando agli eventi che vi comunicheremo sul nostro sito e su Global Project.

Alcuni amici, appartenenti alla scena Hip Hop italiana, hanno già deciso di sostenere la raccolta fondi: l’8 Marzo Colpo di Stato Poetico organizza un contest di freestyle presso il Cinetico Bar di Cervia (RA), mentre il 30 Marzo l’icona dell’Hip Hop italiano Dj Gruff terrà un live benefit al CSO Pedro di Padova. Due eventi ai quali non potete assolutamente mancare!

Tutte le info sulla pagina Facebook

Crowdfunding su Produzioni dal Basso

Bonifico Bancario:

IBAN: IT82V0335901600100000154044 c/o Banca Prossima

intestato a: Grafite HB

Causale: Gaza is Alive

InfoPal

InfoPal

A cura dei Giovani palestinesi d’Italia. È un progetto di intervento psico-sociale nella Striscia di Gaza, attraverso l’Hip Hop, i cui destinatari principali sono i bambini ed i ragazzi che soffrono a causa dello stress derivante dalla guerra e dall’occupazione militare.
Attraverso la danza e la musica, e nello specifico attraverso l’Hip Hop, come ormai dimostrato da diversi articoli scientifici, è possibile aiutarli a costruirsi con le loro forze una via d’uscita dalla sofferenza. I bambini sono, infatti, i primi a soffrire a causa dell’occupazione, molti sono depressi e non dimostrano voglia di vivere, altri invece hanno sintomi contrari ma sempre legati all’assedio che è presente a Gaza.

Grazie al legame con la crew  “Camp Breakers” di Nusseirat, che già dal 2003 supporta attraverso l’insegnamento della danza Hip Hop, questi bambini, si sta costruendo un progetto in cui sono coinvolti psicologi, artisti ed insegnanti palestinesi ed europei!
Il 30 marzo, durante uno degli eventi di autofinanziamento, sarà possibile conoscere Ahmed, uno dei fondatori della CB crew, che adesso vive in Germania. L’evento in questione è il concerto benefit di Dj Gruff a Padova al Cso Pedro.
Per conoscere meglio questa iniziativa seguite la pagina Facebook @gazaisalive2019
Instagram: @gazaisalive

Se volete contribuire economicamente: bit.ly/gazaisalive

Tratto da http://www.infopal.it/gaza-is-alive/

Il Rappuso

Il Rappuso

GAZA IS ALIVE 2019 – HIP HOP SENZA FRONTIERE: IL PROGETTO VOLTO AD AIUTARE I MINORI COSTRETTI A CRESCERE IN ZONE DI GUERRA

giovani palestinesi che ballano l'hip hop a Gaza

Si sa che in un conflitto a farne realmente le spese sono sempre gli innocenti, i civili: uomini, donne e bambini. 
La Striscia di Gaza con i suoi 360 km² di estensione è ormai diventata a conti fatti una prigione a cielo aperto, non più casa, non un luogo dove poter vivere, crescere e realizzarsi. 
La questione palestinese dura da anni e, purtroppo, non sembra vicina ad arrestarsi. 

Non dobbiamo dimenticare che la guerra, oltre ai disagi economici (dalla disoccupazione alla malnutrizione) porta con sè problemi strettamente legati alla salute mentale di chi ogni giorno la subisce.

E’ quindi in questi ambienti che nasce la necessità di offrire un supporto psicologico e sociale, un aiuto concreto, uno svago per le persone che vivono costantemente nella paura di un attacco aereo che possa spezzare improvvisamente la loro vita e/o quella dei loro cari. Ed è proprio in queste zone che grazie a collettivi come Camp Breakerz Crew, attivi dal 2004 nel campo profughi di Nusseirat, si può fare la differenza.

Cos’è dunque il progetto Gaza is Alive 2019?

Gaza is Alive 2019 – Hip Hop Senza Frontiere è: “un progetto che nasce dall’esigenza di fornire ai minori costretti a crescere in una zona difficile come la Striscia di Gaza, gli strumenti utili per affrontare il presente e il futuro nella maniera più serena possibile.”

Attraverso una scuola di Hip Hop ci si occuperà della salute mentale dei bambini vittime di disturbi post traumatici da stress. 
Rappers, writers, b-boyz & girlz, tramite workshop ed affiancati ad un team di esperti e psicologi daranno sollievo a tutti quei bambini costretti a crescere in zone di guerra. Forniranno loro la possibilità di sentire un senso di libertà in una vita di assedi, bombe e distruzione. Si metterà in atto quel messaggio di pace, unità e rispetto da sempre parte fondamentale nella cultura Hip Hop.

Le attività saranno seguite e supervisionate da tutor i quali si accerteranno di monitorare i progressi e ad accertare la validità dei metodi terapeutici applicati.

Gaza is Alive 2019 – Hip Hop Senza Frontiere

La scuola è tuttavia interamente finanziata dalle rette delle famiglie che date le condizioni di povertà da sole non riescono a sostenere tutti i costi. Ciò comporta, in alcuni casi, all’abbandono dei corsi. Gli insegnati sono parzialmente retribuiti e questo comporta il dover svolgere altre attività lavorative che tolgono tempo alla loro formazione. Su Produzioni dal Basso si è quindi attivata una campagna di crowdfunding per poter supportare questa iniziativa. 

Un solo euro può significare molto per questi bambini.

E’ inoltre possibile contribuire anche tramite bonifico bancario utilizzando i seguenti dati:

IT82V0335901600100000154044 
c/o Banca Prossima 
Intestato a: Grafite HB 
Causale: Gaza is Alive

Dare una mano a questa iniziativa significa permettere la continuazione di un supporto psichico oltre che fisico. I fondi raccolti serviranno all’affitto dei locali, alla spesa per gli strumenti necessari e per i corsi (progettati dalla danza fino alla scrittura). 
Donando si potrà permettere a centinaia di ragazzi e bimbi di superare la quotidianità drammatica in cui si ritrovano a vivere. 

Una jam ininterrotta volta alla realizzazione di un autentico Hip Hop Senza Frontiere. Perchè in fondo, citando Emma Goldman: if I can’t dance, it’s not my revolution.

Tratto da Il Rappuso

Another Scratch in the Wall

Another Scratch in the Wall

The Hate U Give Little Infants Fucks Everyone, disse 2Pac, rendendo il suo Thug Life un vero e poprio mantra, spesso malinteso, della cultura Hip Hop. Nulla di più vero: ho spesso riflettuto con amici psicologi, logopedisti, medici, storici ma anche persone che hanno fatto dell’Hip Hop la loro strada di vita su quanto sia vero l’assunto biblico che le colpe dei padri ricadono sui figli (che poi nella Bibbia si dica anche l’esatto opposto, beh questo è un altro discorso).

La storia dell’uomo è piena di esempi di questo tipo, a tutti i livelli della società e a tutte le latitudini: la scure della violenza, dell’odio, del razzismo, del sessimo e della repressione voluti dai “grandi”(gli stessi che credono che solo in questo modo sia possibile raggiungere un posto nella società) si abbattono indistintamente sui più giovani, i quali non beneficiano di tanta negatività ma, al contrario, ne pagano le conseguenze in termini di abbandono, solitudine, stenti, rabbia e, di nuovo, violenza, in un loop senza fine.

Ma tra tutte le storie che possiamo raccontarci, ce n’è una che è sotto i nostri occhi da tempi immemori e che è il vero specchio di una devianza che, ahimè, forse, non avrà mai fine: parlo della questione palestinese che, nel tempo, ha visto anche l’occupazione di Gaza e West Bank da parte di Israele e il ritiro “ufficiale” della Striscia da parte di Tel Aviv, la stessa che sta tuttavia mantenendo sul territorio un embargo totale che l’ha trasformato in una sorta di «prigione a cielo aperto»: nessuno entra, nessuno esce.

Ed è proprio qui che torna la dimostrazione di quanto la formula della Thug Life sia vera: secondo una ricerca condotta nel corso del 2018 dall’Organizzazione internazionale Save The Children, infatti, il 95% dei bambini di Gaza mostra oggi i sintomi di depressione, iperattività, isolamento e aggressività che la guerra ha portato. Nel corso delle interviste fatte dall’ONG ai minori, poi, il 63% di loro ha affermato di soffrire di incubi notturni, il 68% di avere problemi a dormire e il 78% ha detto di considerare come principale fonte di paura il rumore degli aerei di guerra.

“I minori – ha detto Jennifer Moorehead, Direttrice di Save the Children nei Territori Palestinesi Occupati in un’intervista – cercano di riprendersi in una situazione estremamente difficoltosa, dove negli ospedali non vi sono abbastanza letti o medicinali, dove non vi è elettricità per la maggior parte della giornata e dove i genitori fanno sempre più fatica ad andare avanti. I bambini di Gaza sono resilienti, ma devono ricevere con urgenza un maggiore supporto per superare le esperienze traumatiche. La comunità internazionale deve poter incrementare l’assistenza e introdurre maggiore supporto psico-sociale e per la salute mentale nelle scuole, nelle attività extra curriculari e nelle case. Solo facendolo immediatamente, focalizzandosi anche sulla fine dell’embargo e sull’individuazione di una soluzione duratura e giusta, i bambini avranno maggiori speranze per il loro futuro”.

Per fortuna c’è chi, a Gaza, sta portando quel “supporto psico-sociale e per la salute mentale nelle scuole, nelle attività extra curriculari e nelle case” di cui la stessa Moorehead parla proprio attaverso l’Hip Hop: la CB Crew (Camps Breakerz Crew, break-dancers of Palestine), infatti, nasce ed è presente nella Striscia di Gaza dal 2003, e svolge attività per i giovani del campo profughi di Nusseirat dal 2004. Fondatori della crew sono giovani ballerini
palestinesi che, oltre alle attività educative strettamente legate al ballo, all’Hip Hop e all’arte, sono stati in grado di radicare i legami con la società civile locale attraverso iniziative di vario genere, anche in collaborazione con l’agenzia UNRWA delle Nazioni Unite.

Eppure, anche la CB Crew non è stata esente dal pagare le colpe dei “grandi”: fino a poco tempo fa, infatti, la scuola era finanziata dalle rette mensili pagate dalle famiglie, le stesse che però oggi subiscono sempre di più gli effetti della crisi economica, con il risultato che i bambini abbandonano i corsi. Gli insegnanti, inoltre, sono retribuiti solo parzialmente e, quindi, sono costretti ad impiegare parte della loro giornata in altre attività lavorative, mettendo di conseguenza in secondo piano la loro formazione e la pianificazione delle attività di insegnamento. A questo si aggiunge la necessità di reperire fondi per sostenere i costi relativi all’affitto dei locali, la strumentazione, i corsi di danza, scrittura, musica e rap.

Da qui è nata la volontà di dare una mano ai bambini, agli insegnati e a tutte le attività svolte dalla CB Crew con un progetto pratico e voluto proprio dalla comunità internazionale. Parlo di Gaza Is Alive 2019, cordata di associazioni (tra cui noi, gli amici e soci di Grafite HB l’associazione Ya Basta! Êdî Bese! impegnata nella promozione della giustizia sociale e l’associazione Musicon e.V. che si occupa di insegnamento della musica in Germania) e privati mossi da un unico intento: quello di fornire strumenti artistici e psico-sociali agli insegnanti della CB Crew al fine di strutturare una proposta formativa che sappia utilizzare l’Hip Hop come metodo per affrontare le sofferenze psicologiche dei minori che subiscono gli effetti della guerra.

Già, ma come si fa? Il progetto ha previsto due fasi operative, avendo tuttavia sempre ben chiaro che non si tratta di un piano assistenzialista ma di un lavoro che si prefigge lo scopo di rendere indipendenti e pienamente responsabili i soggetti destinatari della formazione sul campo, creando i presupposti per un’opportunità di emancipazione economica e professionale. Ecco, dunque, le fasi previste.

1. Workshop e Jam con artisti e professionisti internazionali

Un team composto da un b-boy, una b-girl, un writer, un producer musicale, un esperto di cultura Hip Hop, un insegnante di musica, uno psicologo esperto in PTSD, un video maker, una mediatrice culturale esperta in danza-terapia e un coordinatore del progetto si recherà per 12 giorni presso la striscia di Gaza per incontrare insegnanti, psicologi e giovani del luogo: durante l’intero periodo verranno effettuati al mattino dei workshop sul rapporto tra intervento psico-sociale e Hip Hop (Graffiti Writing, b-boying, produzione musicale e mc’ing) e, al pomeriggio, dei de-briefing con insegnanti e psicologi per definire le metodologie esplorative. Al termine dei 12 giorni sarà poi organizzata una Jam dimostrativa. In tale fase gli insegnanti palestinesi riceveranno una duplice formazione: una strettamente tecnico-artistica e l’altra di tipo socio-psico-pedagogico in merito all’utilizzo dell’Hip Hop come dispositivo d’intervento per le principali psicopatologie dei bambini di Gaza. Gli insegnanti saranno affiancati da due psicologi, uno italiano e l’altro palestinese e tutte le attività avranno l’obiettivo di promuovere comportamenti positivi che lavoreranno sull’autostima, sull’umorismo e sulla creatività). Al rientro di una parte del team in Europa, inizierà la produzione di un video documentario sulle attività svolte, da proiettare per raccontare l’esperienza ai finanziatori, alle associazioni interessate ed al pubblico in generale.

2. Monitoraggio e supporto a distanza

Con cadenza settimanale, e per la durata di 9 settimane, tutti i soggetti coinvolti si incontreranno in video conferenza per fare il punto della situazione, analizzare e superare eventuali criticità e relazionare i successi e gli obiettivi raggiunti. Tutte le attività saranno monitorate attraverso i supervisori per definire le metodologie degli interventi terapeutici specifici e secondo la diagnosi effettuata durante le attività. Sarà previsto un processo di valutazione costante e un follow up finale. Attività di ricerca, valutazione e monitoraggio saranno promosse durante tutte le fasi del progetto, mentre un report finale sarà redatto alla fine del progetto, da tutti i soggetti coinvolti.

Va da sé che un progetto tanto corposo ha bisogno di un sostegno soprattutto economico, che non solo consenta di pagare gli spostamenti e i professionisti chiamati in causa ma che permetta anche di rendere gratuiti i corsi per i ragazzi e di fornire un’adeguata retribuzione per gli insegnanti e la loro formazione continua, sia in termini artistici sia pedagogici. Per questo motivo chiediamo a chiunque voglia contribuire a portare arte, cultura e allegria a Gaza non solo di seguire gli sviluppi del progetto ma anche di donare attaraverso il portale di produzioni dal basso o attraverso bonifico bancario (tutte le indicazioni sulla pagina Facebook Gaza Is Alive 2019). Perché siamo più che mai convinti che The Hate U Give Little Infants Fucks Everyone.